venerdì 6 ottobre 2017

Giorno centonove: autunno dolciastro.

Questa storia che l'autunno è una stagione triste, io non l'ho mai capita.

Venerdì pomeriggio: esco da scuola con il solo desiderio di silenzio e solitudine dopo una giornata delirante di quelle che ti abbattono.
Ma oggi non voglio lasciarmi vincere dalla pigrizia: poso libri e cambio rapidamente vestiti, scendo a prendere la bici in cantina.
E non appena imbocco il viale del parco capisco di aver fatto la cosa migliore che potessi fare.

Pedalare è sempre curativo, ancor di più nei pomeriggi tiepidi di Ottobre quando la luce e i colori sembrano un abbraccio pronto ad accoglierti con delicatezza.
Il vento scuote gli alberi, una pioggia leggera di foglie accompagna questa parentesi sospesa.
La luce sul fiume è quella della sera che si avvicina disegnando controluce sagome e ombre.
Mi siedo sulla sponda destra del fiume e senza bisogno di altro mi abbandono a un attimo senza parole, senza suoni se non quello dei remi dei canottieri e dell'aria che passa tra le fronde.
Un ragazzo coi pantaloni verdi, poco più in là, legge un libro, passa un cane e mi guarda, una signora con un maglione aperto passeggia con un'amica, mi sfiorano biciclette di passaggio.

Sono qui, ma la mia casa è ovunque.
Scrivo veloce sui tasti e torna l'odore del caffè che mi hai appoggiato sul comodino sabato mattina, quando il piumino leggero mi tratteneva senza lasciarmi alzare. La casa ha ancora segni di te sparsi ovunque: hai scordato una maglietta, gli occhiali da sole, dei fogli. Quando ho visto il tuo sorriso spuntare dalla scala mobile della metropolitana ho ricordato che sei fatto di carne e non solo di parole. Ti ho stretto e in quell'abbraccio c'erano dentro tutti i giorni in cui andavo a dormire pensando all'acqua che colora i tuoi occhi, c'era la meravigliosa insensatezza di quello che siamo, ma soprattutto la perfezione di una carezza sulla tua nuca appena rasata, la fortuna di poterti guardare ancora da vicino.

Ho sorriso e sono ripartita sulla mia bici.
Dentro un pomeriggio d'autunno, in silenzio, la perfezione che non aspettavo.