lunedì 22 giugno 2020

Giorno centodiciassette: Il mattino ha l'oro in bocca!

Sono una dormigliona.
Amo dormire, rotolarmi nel letto fino a tardi, alzarmi senza sveglie fastidiose, rotolare lentamente verso il primo caffè della giornata e riprendere il contatto con la realtà senza troppi contatti umani, o meglio, senza troppe parole, perché i baci e le carezze invece mi piacciono parecchio.
Però, stamattina, così come alcune altre mattine in queste ultime settimane, mi sono dovuta alzare "presto" per motivi -ovviamente- non dipendenti dalla mia volontà e ho scoperto con grande sorpresa che questa sveglia che avevo inizialmente maledetto è stata in realtà un regalo inatteso.

Approfittando del fatto di esser in piedi prima delle dieci, ho realizzato, ad esempio, che la città si sveglia molto prima di me (...) e che mentre io mi trascino ancora in stato di semi-incoscienza tra le strade del mio quartiere nascondendo gli occhi infastiditi dalla luce dietro un paio di enormi occhiali da sole, intorno tutto vive: il profumo di caffè e brioche mi prende alla sprovvista passando davanti al bar, la signora del negozio di alimentari sta sistemando la merce sugli scaffali, il panettiere ha esposto le sue irresistibili pizzette e salatini in vetrina, gli operai lavorano a pieno ritmo sulla strada.

Decido allora di approfittarne per fare una capatina al mercato e scopro che amo follemente:

- chiacchierare con i venditori di argomenti superflui

- l'odore dei sacchetti di carte riempiti di frutta e verdura
- la frutta imperfetta ma saporita che porterò in tavola

-curiosare nella bancarella dell'usato (ma questo lo sapevo già!)

-caricare il cestino della bici con la spesa e respirare il sole in faccia mentre pedalo verso casa.

Forse allora è vero che il mattino ha l'oro in bocca, il mattino è stupendo perché di solito è il momento in cui sono a lavoro e raramente mi capita la fortuna di vivere la mia città, di respirarla e conoscere anche questo suo lato che mi mette inaspettatamente di buonumore.
Cercherò di ricordarmelo la prossima volta che non avrò la forza di alzarmi, magari domani replico, o forse ...meglio dopodomani!


mercoledì 18 marzo 2020

Giorno centosedici: Una moderna resistenza partigiana

Una mattina
mi sono alzata...
qualche raggio luminoso si insinua tiepido dalla finestra, così ho aperto le imposte e ho guardato il cielo di un azzurro chiaro e disteso. Mi sono messa una maglia sulle spalle e sono tornata fuori a sedermi nei miei pochissimi metri quadrati di sole. Ho respirato profondamente: l'aria è profumata, sa di primavera, in fondo alla via i primi ciliegi sono esplosi carichi di fiori bianchi, pochissimi rumori di macchine, il canto di qualche uccello, un gatto nero affacciato alla finestra di fronte, al piano di sotto armeggiano con la caffettiera, il mio gatto salta sul tavolino e viene a strofinarmi il muso sul viso, c'è un vento lieve. 
Una bellezza così perfetta non la vivevo da tanto tempo.
Sembra tutto sospeso, in un tempo senza tempo.
Respiro e mi bevo questo istante.
Voglio che resti per sempre impresso dentro di me, anche quando tutto sarà finito, voglio che mi ricordi di vivere a fondo ogni momento, di restare nel presente.
"Facciamo una moderna resistenza partigiana" c'è scritto sul cartello nella vetrina del tabaccaio. Sono uscita a comprare frutta e verdura e per andare in edicola.
La mia resistenza è fatta di peperoni, taralli e un quotidiano.
Dentro casa il lavoro occupa la maggior parte del mio tempo.
Tento -alternando successi a fallimenti- di scandire le mie giornate intervallando il lavoro con lo yoga, qualche lettura, le videochiamate con chi amo e non posso abbracciare, un film, gli addominali, il teatro, qualche minuto di meditazione, ricette nuove in cucina. Cerco di dare un senso a tutto questo, anche se per ora non sempre ci riesco. Stappo una bottiglia di vino a cena e brindo con me stessa. Poi chiudo tutto e mi metto a letto. I gatti si vengono a stendere ai miei piedi, si appoggiano alle gambe e io inizio a pensare a quando potrò di nuovo camminare. Sarà un lungo cammino per celebrare la libertà, un cammino di gratitudine. Credo che percorrerò tutti i km che mi mancano per arrivare a Santiago. Sapevo che avrei dovuto aspettare per terminarlo, l'ho sempre detto quando lo raccontavo a chi mi chiedeva: "Deve arrivare il momento giusto". Ecco, ora so che è arrivato. 
Facciamo una moderna resistenza partigiana. 
Sorrido.