giovedì 4 gennaio 2018

Giorno centoundici: enjoy the silence.

Quattro Gennaio Duemiladiciotto.

Ho sempre amato i numeri pari, li trovo armoniosi, eleganti, perfetti.

Quattro gennaio, potrebbe essere quello di un anno qualunque, in realtà: stessi pomeriggi passati a giocare su un tavolo da cucina, stesse cene infinite e passeggiate intorno a casa per tornare a respirare, stessi regali scartati e lasciati a farmi compagnia sul tavolino del soggiorno per un po', così, per il gusto di avere qualcosa di nuovo davanti agli occhi. Spesso si tratta di libri, a volte sono quaderni, collane o sciarpe.

Quattro gennaio, il freddo che si insinua sotto la gonna e la voglia che sia subito primavera, che di nebbia e cieli uggiosi ne hai abbastanza.
Il primo vento profumato di cambiamento.
La lista dei buoni propositi -che quest'anno ho saltato fingendo di essermene scordata-, la sera di capodanno con gli amici, le promesse a noi stessi che questa volta saremo migliori, il vino, le risate.

Ogni anno soffro di una specie di sindrome da festività: dopo l'euforia indotta arriva inevitabilmente il senso di vuoto lasciato dalle cose che finiscono e la voglia di colmarlo con qualcosa.

Pensavo, riflettevo: a volte la felicità può far paura.
Può far paura perché non ce la ricordavamo,
perché non ci siamo più abituati,
perché temiamo che finisca da un momento all'altro.

Ma a poco, anzi a nulla, serve tentare di mettere il cuore al sicuro.

Non resta che respirarla tutta, berla in un sorso, gustarla sul palato prima di mandarla giù.

Quest'anno la mia felicità ha un sapore diverso, ha il sapore delle cose non dette.

Proprio così, perché le cose non dette, di solito, sono pesanti fardelli che ci portiamo dentro, sono bocconi amari che scegliamo di gustare da soli avvelenandoci di tutto il loro orribile sapore, sono muri invalicabili che ci allontano in maniera spesso irreversibile.

Di solito.

Altre volte,

invece,

come questa volta,
sono cose preziose e per questo fragili.

Sono un regalo che facciamo a noi stessi.
Cose troppo belle per parlarne,
piccole magie che vogliamo accarezzare in segreto,
senza il bisogno di urlarle a nessun altro.

Oggi è una cosa bella quella di cui vorrei non parlare, su questa pagina.

In fondo è così importante dire qualsiasi cosa di sé?
Non è forse più importante vivere, semplicemente gustarsi fino in fondo ogni piccola felicità inattesa?
Certo, forse appare una riflessione bizzarra su una pagina il cui intento era quello di attaccare piccoli post it di qualche riga per ricordarsi che la felicità è una cosa semplice, fatta di piccolezze.

Bizzarra, ma non insensata.

Questa volta, il mio motivo di felicità lo voglio tacere.

Da qualche tempo sorrido come non accadeva da tempo.

Ho ricevuto un paio di orecchini che hanno una storia e le cose con una storia, sono le mie preferite.
Forse è per questo che mentre cammino cerco piccoli segni sull'asfalto, inciampo in pezzi di fogli scritti a mano o in cuori nascosti in pietre e foglie, frecce che mi suggeriscono la strada.
Lo sa chi mi conosce bene o lo sa anche chi mi sta conoscendo adesso e ha occhi aperti capaci di guardare.
Quando li indosso, non posso che pensare a quanto a volte la vita faccia mille giri e poi ci dia le risposte giuste, quelle che aspettavamo da tempo, sempre nel momento in cui ormai avevamo perso la forza per continuare a farci delle domande.

E così gli ultimi giorni dell'anno che si è appena chiuso, sono scivolati leggeri, scaldati dal tepore di questa certezza, sono stati giorni strani e felici.
Mentre l'anno nuovo si è aperto con il vento freddo sui colori del mare, quelli che amo più di tutto.
La spiaggia deserta ha un sapore diverso da ogni altra cosa: qualcuno lo trova malinconico, per me è semplicemente stupore dinnanzi alla bellezza.

E stupore è la sensazione che voglio custodire in questo inizio di anno, stupore e silenzio, tentando di scordare l'amaro del dopo festa.

Che sia un anno pieno di Vita e senza paura di danzare, che le ombre siano solo zone di contrasto per accendere ulteriormente lo splendore della luce, che ogni attimo sia vissuto nello stupore continuo.

Parole non dette come nuvole che corrono veloci dal finestrino del treno, come colori che si accendono improvvisi sotto un cielo minaccioso, come galleggiare impauriti su nel cielo grazie a una giostra, come un piccolo segreto custodito per non rovinarlo.

E anche un po' per scaramanzia,
forse.


https://www.youtube.com/watch?v=aGSKrC7dGcY