venerdì 10 novembre 2017

Giorno centodieci: una rinnovata promessa

Le promesse più importanti sono quelle che facciamo a noi stessi.
Così scrivevo, esattamente un anno fa sotto la foto di un anello in ambra al dito anulare, una piccola promessa preziosa messa lì come un voto d'amore verso la me stessa che stava affondando in acque troppo scure.

A volte ci si dimentica che solo se lo desideriamo possiamo salvarci.
Così oggi, che di giorni ne sono passati tanti, rifaccio la stessa foto, su quello stesso ponte.
Per ricordarmelo.

I rossi, i bruni e i gialli sono gli stessi di quel novembre passato, ma questa volta l'ambra brilla sotto il sole pulito del primo giorno di acqua dopo quasi tre mesi ininterrotti di siccità, aria irrespirabile, polvere e aria sporca a imbrattare la pelle.
In un anno sono accadute tante cose. Ho aperto e abbandonato queste pagine, ho amato e perso, ho messo un punto, sto provando ad andare a capo.

Non è stato facile.
Non è facile.

Però i piedi riprendono a camminare con una strana fiducia, a volte saltellando leggeri tra pozzanghere grigie, a volte indugiando per chinarmi su qualche pezzo di carta scolorito perso da un passante. 
Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di liste della spesa cancellate, per me restano solo lettere d'amore che custodiscono storie da raccontare.

Ho questa stramba tendenza a fidarmi degli sconosciuti. 
Lo so, esporsi è pericoloso, affidarsi è un rischio, cedere alla lusinga di un'ipotetica felicità è puerile e alla mia età quasi sfiora il ridicolo.
C'è sempre un imprevisto dietro ogni sorriso, ciò che sembra autentico un attimo dopo rivela tutta la sa falsità in un interessato gioco di inganni.

Vorrei essere in grado di starne alla larga,
ma
-mi chiedo-
avrebbe senso vivere corazzati
dietro spessi strati di protezione
per evitare il rischio del fallimento?

Le foglie sono un tappeto appiccicaticcio di macchie colorate, l'asfalto è quello di un carnevale anticipato, sfoglio come un album di fotografie quest'ennesima mattinata di quartiere, il ponte sul fiume è intriso di acqua e nebbia sottile.
Si tratta di un istante, appena di un istante, mi chiedo se ne valga la pena, se invece non dovrei smettere di sorridere alla musica che mi entra dentro passando dalle cuffiette bianche al cuore fino ad arrivare alle caviglie.

Sono giorni di umido e caffè amari, pasticcini e abbracci che invitano all'abbandono, sono notti di poco sonno, di scarpe verdi bottiglia, giorni sgualciti dalla pioggia tanto attesa, parole sacre dette (con troppa leggerezza?), parole a cui non si vuol credere, parole in cui speri di poterti rifugiare, parole che suonano come una carezza.
Sono giorni in cui torno a infilare il mio anello al dito, rinnovo la promessa fatta a me stessa un anno fa e cerco di restare in questo assaggio di bellezza di quasi inverno galleggiando a occhi aperti verso un altro cielo.

Di questo nuovo salto nel vuoto voglio pregustare solo il tuffo felice alla fine del volo.