venerdì 1 settembre 2017

Giorno centosette: primo settembre.

Mi piacciono le gambe abbronzate di settembre e gli uomini che hanno il coraggio di non depilarsele,
mi piace il gelato crema di riso e pistacchio che prometto sempre a me stessa di non mangiare un giorno sì e l'altro pure, ovviamente senza tener fede alla mia promessa,
mi piace la luce netta di fine estate che taglia gli spazi dividendoli in infinite e fantasiose geometrie inusuali,
mi piacciono gli sconosciuti che leggono sulle panchine, quelli che leggono sugli autobus, quelli che leggono sotto gli alberi,
mi piacciono quelli che leggono,
ovunque,
mi piace pensare che settembre è tornato vestito da capodanno, come se davvero tutto dovesse ancora iniziare,
come se ogni cosa fosse da definire,
da scrivere,
da inventare,
mi piace tornare, ricominciare, prepararmi, immaginare ciò che verrà,
mi piace iniziare di nuovo ad andare a yoga, riprendere la piscina, accarezzare progetti che puntualmente resteranno tali ed imbastirne di nuovi che invece vedrò lentamente prendere forma,
mi piace perdermi nella mia città e nel perdermi trovarmi di fronte l'inattesa bellezza di un muro disegnato, mi piace non essere certa nel mio andare, perché nell'estrema sicurezza si cela l'impossibilità di inciampare, sperdersi, scoprire.

E mi guardo intorno
e mi accorgo che la mia vita è bella così com'è,
che io vado bene,
così come sono,
imperfetta,
inconcludente, sempre pronta a rimandare,
disorganizzata,
distratta,
ma anche sempre fedele alla mia meraviglia, per citare parole di Qualcuno che le sapeva usare nel modo giusto
e che forse,
in realtà,
tutto questa storia che l'amore, la coppia, la stabilità sentimentale, rappresentino la felicità estrema,
la sola felicità possibile e perfetta,
inizia a sembrarmi un po' una farsa messa su per calmare gli animi,
per anestetizzare i cuori,
per stabilire un ordine preconfezionato da rispettare senza desiderarlo davvero (o desiderandolo, in alcuni casi, o ancora sentendo la necessità di essere come tutti, per poi finire a camminare annoiati uno di fianco all'altro ma senza nemmeno ascoltarsi).

Io forse sono fatta per cose diverse,
imperfette,
incomplete,
strambe,
sottosopra,
che a raccontarle sembro una ragazzina,
che chi mi ascolta a volte sgrana gli occhi: " A te le cose normali non piacciono"?
E certo che mi piacciono, mi piacciono le cose semplici e lineari, le cose autentiche, ma straordinarie.
E a volte questo viene scambiato per infantilismo,
qualcuno pensa che io non voglia crescere,
ma per me è solo, ancora e di nuovo, restare fedele alla mia meraviglia,
rispondere solo al mio modo di essere,
restare vicina a quello che sono.
A costo di continuare a camminare sola sotto la bellissima luce di questo nuovo inizio.

Settembre ritorna,
dopo un Agosto di bianco e blu, di sale e ocra, di passi tra i vicoli, di bicchieri infranti, di parole lontane, di abbracci che mancano, di "noi" inattesi, di buoni propositi che questa volta ho deciso di abbandonare.

Mi sa davvero che va bene così.
Inaspettatamente.



















1 commento:

  1. il gelato crema di riso e pistacchio mi ci dovrai portare. la tua "meraviglia" è perfetta da un pezzo: gli altri già lo sapevano, ora, finalmente, cominci a vederlo anche tu. e che tu stia camminando con serenità su ciottoli a volte fastidiosi e sui carboni ardenti..come se fossero un liscio marciapiede, appena ricatramato, beh! che dire! se non che, a volte, lavorare sulla propria crescita può dare grandi risultati. evviva la destrutturazione, largo al vento!
    stima e amore.

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