martedì 11 luglio 2017

Giorno centoquattro: cantando a squarciagola sotto un diluvio estivo.

Sono rimasta sette minuti sotto il tuo balcone, sette minuti a testa in su a fissarlo dal basso, senza dire una parola.

Per la prima volta mi sono fermata, invece che girarmi dall'altra parte perché prima di oggi posare lo sguardo su quel palazzo mi provocava un vuoto alla bocca dello stomaco.

Il portone spalancato, l'insegna gialla e rossa del meccanico al fondo del cortile interno, le buche della posta coi cognomi disordinati scritti in caratteri e colori diversi.
Ho ripensato a tutte le mattine umide in cui uscendo da quel portone con il cuore sgualcito mi ritrovavo in un secondo in mezzo alle voci straniere del mercato, tra i banchi della frutta e gli anziani con il carrello.
Io me ne andavo a prendermi un caffè, convinta che prima o poi avresti capito e che quel cuore, me lo avresti restituito intatto.
Questa mattina, però, me lo sono ripreso da sola.

Fissavo quel balcone con la faccia immobile, senza espressione, ma intanto, dentro, qualcosa finalmente si stava chiudendo di fronte a quel portone aperto.

E ha iniziato a piovere d'un tratto.

Invece che aspettare ho slegato la bici che mi attendeva accanto a quella che mi è parsa esser la tua e non curante dell'acqua ho iniziato a pedalare sotto una pioggia lieve che lentamente si è fatta più forte, fino a diventare un vero acquazzone di Luglio.

La pioggia d'estate è un regalo gradito, specie quando da giorni la canicola ti costringe a strisciare tra le ore del pomeriggio senza la forza di far nulla.

Me la sono presa tutta questa pioggia, senza paura, forse il mio primo temporale in bici.

Ho girato verso il parco, sceso senza pedalare e senza frenare la curva grande verso il fiume.
Tutto era verde e acqua, i pantaloni di lino ormai trasparenti, De André nelle orecchie, cantando a squarciagola.
Senza curarmi degli altri pochi pochi folli che incrociavo sul mio cammino ho percorso controvento e sotto il diluvio i viali alberati fino a un piccolo spiazzo dove mi sono fermata qualche minuto a riprender fiato e ad asciugarmi gli occhiali.

(...)
-" Ma chi è che fa l'amore sotto la pioggia"?
-"Quei due là, dietro l'albero. Li vedi"?
- " Ma non stanno facendo l'amore! Si stanno solo baciando!"
Un gruppo di ragazzini corre da un albero all'altro tentando di ripararsi come può commentando un incontro inatteso.

Sorrido tra me e me e riparto, finalmente senza pesi silenziosi sotto quest'acqua che lava via, cancella, pulisce dai residui tossici che incrostavano il mio cuore.
Non voglio più avere paura.




https://www.youtube.com/watch?v=7PJKcSXu_dM







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