martedì 20 giugno 2017

Giorno centodue: i giorni dell'arcobaleno.

Giorno centodue: in realtà siamo molto più avanti, non sono più riuscita a scrivere e mi sento in colpa per questo, ma come ho già detto altre volte, ogni tanto bisogna pur accettare i propri limiti.

Di limiti, stasera non voglio parlare, però.
Stasera voglio parlare di quello che mi ha reso felice, davvero felice, negli scorsi giorni, ossia riabbracciare un amico che non vedevo da sette anni, vederlo addormentarsi sul mio divano in pose assurde cercando di sopravvivere alle notti afose, fare colazione insieme con un caffè (sempre troppo forte per il suo palato argentino) e iniziare a ridere di una miriade di sciocchezze in una lingua inventata, una lingua segreta che ogni giorno cambiava forma riempiendosi di irripetibili neologismi.

Avere un amico da portare a zonzo è meraviglioso: improvvisamente ti scopri guida turistica della tua città, mentre ipotizzi percorsi inusuali che possano innamorarlo di casa tua.
Così si passa da un aperitivo in piazza in un bar estremamente elegante a una passeggiata tra le vie del quartiere più multietnico della città, da una serata a teatro a ridere di un' imbarazzante opera lirica a una birra con vista dall'alto della città, da una percorso nel verde del parco, a una giornata tra le colline a fotografar la lavanda in fiore.

Esistono poche cose stupende come gli amici e potersi ritrovare, superando la distanza di due continenti differenti, ne è la prova.
Anche se accade dopo tanti anni.

Ci sono persone capaci di intessere legami che vanno oltre la lontananza e la presenza fisica.
Chi ha vissuto lontano da casa, lo sa.
E sa quanto preziose possano essere anche le relazioni che nascono e si nutrono di email, chiacchiere su Skype agli orari più impensabili, chat e fotografie.

Certi amici sono così importanti che riescono persino a distrarti da qualcuno che non riesci a cancellare da dentro e così, mentre cerco di ritrovare un apparente equilibrio in casa, mentre passo l'aspirapolvere, carico tre lavatrici in un pomeriggio, sistemo lavori arretrati sul pc, mi viene da sorridere e da essere riconoscente verso il caso per certi incontri che porterò con me ovunque andrò, senza limiti di lontananza o silenzi momentanei.

L'amicizia è questione di scelte, così come ogni relazione.
Va curata, alimentata e protetta o rischia di appassire in fretta.

La felicità, anche lei, è questione di scelte.
Non esiste una vita perfetta, ma esistono motivi, migliaia di motivi, per scegliere di essere felici.
E questa sera, mentre scrivo al buio con la finestra spalancata su una strada animata da rumori estivi, sento di averne a sufficienza per poter sorridere soddisfatta.



















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