domenica 7 maggio 2017

Giorno ottantaquattro: Nefelibata, a passeggio tra le nuvole.

Nefelibata: persona che vive tra le nuvole, letteralmente persona che passeggia fra le nuvole.

Da poco ho incontrato questa parola spagnola e me ne sono immediatamente innamorata, ritrovando in lei qualcosa di me.

Ci sono altri termini nei quali si inciampa, apparentemente per caso, ma che sentiamo subito appartenerci, attrarci verso di  loro con una forza inspiegabile.
La magia ammaliatrice delle parole, la sensuale attrazione che una lingua esercita su di me è sempre stata potentissima, sin da piccola quando nelle ore di Inglese, la prima lingua straniera con cui sono entrata in contatto, mi immaginavo felice a viaggiare per il mondo con il solo patrimonio di una lingua che mi avrebbe aperto tutte le porte.
Merito di questa infatuazione - o colpa, dipende dai punti di vista- se crescendo ho provato le sensazioni migliori viaggiando, preparando una valigia, camminando tra strade sconosciute immersa in suoni poco familiari: wanderlust, la "malattia" di chi sente un costante e fortissimo desiderio di andare, viaggiare, spostarsi.

Ma nel mio personale vocabolario sentimentale non ci sono solo termini recenti.

Entusiasmo: dal greco, "dio dentro", l'energia dentro di noi, entrare in contatto con la parte più volitiva del nostro essere, lasciarsi invadere dalla forza creatrice di un nuovo desiderio, quella forza che nessun ostacolo saprà fermare.
O ancora "Empatia", una sorta di comunione affettiva con l'altro, immedesimarsi in lui, sentendo come lui sente.

La lista sarebbe ancora piuttosto lunga, ma queste poche parole bastano per raccontare la mia domenica:l'entusiasmo di un pomeriggio di yoga in un luogo magico, una dimora reale del Seicento.
Distesa sul mio tappetino con la testa fra le nuvole, nefelibata, con il cielo al posto del soffitto.
I respiri che si confondono con i suoni della natura fresca di primavera dopo una mattinata di grigio umido.
Il verde che si accende dopo la pioggia, il canto lieve degli uccelli, una vista sorprendente sulla città brulicante di vita e sulle cime dei monti ancora ricoperte di neve.
Le nuvole, qualche gonfio straccio di bianco sparso qua e là.

Tornare coi piedi per terra dopo esser stata capovolta per un po', scendere di nuovo nel mondo girovagando alla ricerca dell'auto tra gli edifici aristocratici della pre-collina, spiare tra portoni e terrazzini strambi volti dagli sguardi annoiati, incrociare cani di razza e padroni abbronzati, sbucare sulla piazza più grande d'Europa senza sapere come ci sei arrivata.
Gustarsi un gelato in attesa di un treno in una stazione di periferia, trovare graffiti d'amore che fanno sorridere, parlare del prossimo viaggio con un'amica.

Sottosopra, con la testa tra le nuvole, entusiasta e innamorata di questi piccoli attimi di stupore in una domenica qualunque di luce ritrovata.








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