sabato 6 maggio 2017

Giorno ottantatré: il mudra del desiderio.

Piove senza tregua da qualche giorno.
Stare troppo coi piedi per terra, di questi tempi, potrebbe risultare pericoloso: si rischia che crescano funghi sulle caviglie! E allora ecco che inizio a divagare un po', lascio che la mia testa torni a farsi un giro tra le nuvole, si perda in capriole leggere, lascio che vaghi lontana dalla razionalità che il più delle volte sono obbligata a imporle per poter sopravvivere in questo mondo troppo radicato al peso del reale.

Sono una persona bizzarra, vivo di idee, desideri impalpabili, piccole visioni poetiche, sogni non tangibili; anche se ultimamente i miei sogni hanno un paio d'occhi chiari, un odore buono e un nome.

Che sta lontano.
Che devo dimenticare.
Che prima o poi spero, si disperderà nel vento e nella distanza (così dicono).

Ho sempre avuto la tendenza a starmene in un mondo tutto mio, forse un po' lontano da quello comune e magari per questo che mi sento poco compresa dai più.
Mi piace osservare le forme delle nuvole, trovare faccine nascoste negli oggetti che ci circondano, scovare messaggi segreti tra le pieghe dei giorni.
Ciò che un tempo era un ostacolo, adesso inizia ad essere il naturale stato delle cose, il mio marchio di fabbrica, il mio segno distintivo.

O per meglio dire: d'istintivo.

Sì, perché delle mie stranezze inizio ad andarne fiera, delle mie intuizioni sto imparando a fidarmi e lo devo proprio a questo mio esser poco legata ad una razionalità ingombrante.
Conoscersi è anche darsi fiducia, abbandonarsi alle sensazioni, perché raramente - o meglio, mai- potranno tradirci.

A tradirci è la testa, quando ci imponiamo che deve esser lei a decidere.

Da quando ho iniziato a praticare yoga, sono entrata ulteriormente in contatto con una dimensione più spirituale ed interiore, una dimensione che solo apparentemente risulta slegata dalla vita di tutti i giorni.
Imparare a sentire quello che abbiamo dentro, lasciare che le cose fluiscano senza opporre resistenza è la chiave per riuscire a viver bene ciò che accade al di fuori di noi.
Guardarci dal di fuori senza giudicarci, osservare e lasciare che le cose siano ciò che sono.
Anche quando questo può apparire inusuale o incomprensibile, almeno all'inizio.

Ed ecco allora che la ripetizione di un mantra, un suono sempre uguale o un esercizio di visualizzazione,  possono acquisire un significato nuovo, possono caricarsi di senso solo se abbandoniamo la resistenza al dover dare a tutto una spiegazione scientifica o razionale.
Dedicare qualche minuto al giorno a riconnettersi con noi stessi esercitando la respirazione, diventando consapevoli della nostra parte fisica così come di quella non tangibile, provare a svuotare la mente e a fermarci nell'istante presente, sentire che tutto è energia.

Allora oggi inizio a praticare un mudra nuovo, si chiama "il mudra del desiderio".
Lo so, pare una cosa strana: unire le dita in una posizione singolare, respirare e visualizzare ciò che vorremmo attrarre nella nostra vita.
Sembrerebbe un rito magico.
I più diranno che è assurdo e insensato.
Io lo trovo bello e voglio provare.
Se è vero che si attrae ciò che si è, se è vero che desideri positivi portano a noi cose positive, allora funzionerà.

Intanto continua a piovere.
Stamattina mi sono concessa una pausa dal parrucchiere: massaggio profumato al mango e balsamo nutriente.
Adesso sorseggio un tè, accompagnato da una fetta di ciambellone.
I gatti riposano respirando tranquilli sul letto.
Dentro casa la sensazione di pace è totale.
La giornata non è nemmeno a metà, ma ho già motivi per sentirmi felice e questa sera mi attende una cena tra amici per festeggiare il compleanno di una persona speciale.

Il mudra del desiderio, inizia già a fare effetto.






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