martedì 30 maggio 2017

Giorno novantasette: Se ami qualcuno lascialo andare.

È sempre difficile tornare in un luogo dove si è stati felici.
È difficile ma è parte dell'inevitabile percorso di crescita che tutti, prima o poi, ci troviamo ad affrontare.
Crescere significa anche questo: imparare a guardare in faccia la realtà, spolverandola dalla patina luminosa che ogni pericolosa tendenza a idealizzare le regala.

Torno qui dopo quasi due anni di assenza.
Torno qui e mi sembra di non esser mai partita.

Gli odori dei calamari fritti che esce dai bar pieni di storie da raccontare, i pavimenti sporchi ricoperti da un tappeto di salviettine di carta leggera e stuzzicadenti usati, le facce dei passanti che sanno essere cordiali se hai voglia di scambiare due parole con uno sconosciuto per sentirti meno solo: nulla è apparentemente cambiato.
Nemmeno il rumore dei passi rapidi sulla scale della metro, la voce negli annunci che scandisce i nomi poetici delle fermate, la sorpresa di qualcosa di nuovo ad ogni angolo.

Il cielo, ecco, solo il cielo, mi pare diverso da quello che conosco.
Un cielo stranamente indefinito di un noncolore grigiastro di nuvole e celestino sbiadito: nulla in confronto al blu pieno che riempie normalmente ogni angolo libero tra i palazzi.
Un cielo un po' stanco che mi accoglie e mi accompagna -salvo per l'eccezione di pennellate gonfie di bianco su un azzurro deciso di mezzo pomeriggio- in questi due giorni rubati alla mia vita di sempre.

Mi abbandono completamente alle sensazioni, lascio che mi invadano, che mi percorrano, senza opporre resistenza, senza cercare di capire, senza giudicarmi.
Affronto questa parentesi senza aspettative.
Non forzo gli eventi, lascio che le cose vadano come devono andare, mi affido certa che succederà la cosa migliore.
Non so esattamente se il mio bramare il ritorno sia attaccamento a un'idea che di questo luogo mi sono costruita vivendoci o piuttosto un vero desiderio da cui non riesco a liberarmi.

Quello che però so per certo è che qui mi sento a casa come in nessun altro posto al mondo.

Nonostante da casa sia parecchio distante.
Nonostante adesso la mia casa sia di nuovo altrove.
Nonostante il flusso ininterrotto di persone che mi rende un corpo invisibile tra tanti altri.
Nonostante questa lingua che amo nasconda ancora in sé una serie infinita di piccole insidie impercettibili.

Forse amare significa davvero imparare a lasciar andare.
E allora oggi, per la prima volta, Amo davvero questa città della quale fino a poco fa ero prigioniera, vittima di un feroce innamoramento dal quale non sapevo uscire illesa.

Non ho chiaro se questo è il momento in cui smetto di desiderare o quello in cui inizio a sentire che anche lontano da qui, ciò che questa città mi ha insegnato, io lo porterò dentro ovunque vada.
Forse solo mi abbandono all'evidenza che anche da lontano, per ora, questo amore può esistere ancora.
Forse smetto di volere ciò che non ho, non dimenticandolo, ma solo lasciandolo lì, sospeso, in attesa di quando sarà il momento di un eventuale ritorno.
Ma questo dubbio lieve non porta con sé amarezza.
Ha, piuttosto, un piacevole retrogusto nostalgico che diluisco nel mio secondo bicchiere di birra bionda e fresca.
Torno ad abbracciare il mio "regno del tutto è possibile" dopo una lunga distanza necessaria a capirlo e a capirmi, dopo una lontananza che è servita a farmelo desiderare ancor di più, ma anche a salutarlo senza più lacrime.

Oggi faccio pace con queste strade che mi appartengono anche a chilometri di distanza, con i marciapiedi e le notti che sembrano non finire mai, oggi riassaporo la sensazione di vita nuova e rivelazione che qui avvertivo.
Oggi dimentico il dolore lacerante della separazione, l'amarezza del desiderio incompiuto, perché so che ormai questa città fa parte di me come io faccio parte di lei, perché sento che il mio non viverla più non mi priva di nulla, perché forse, prima o poi, tornerò qui con una nuova valigia e una nuova storia tutta da scrivere.
E niente sarà com'è stato.
Se sarà, sarà semplicemente un'altra cosa, com'è giusto che sia.
Oggi accetto che tutto vada come deve andare e in questo non c'è rassegnazione, non c'è passività.
C'è la gioia del sentirsi parte di un luogo che non abbandonerai mai, dal quale anche se ti allontani sai che sarà per poi tornare.

Con gli occhi spalancati sulla bellezza e il cuore pieno di gratitudine.















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