martedì 28 febbraio 2017

Giorno venticinque: un viaggio per due.

Viaggiare è per me la cura migliore contro ogni malinconia,
la sola medicina alternativa di sicuro successo,
il mio chiodo fisso,
il mio porto sicuro,
l'amore eterno.

Se sapessi che mi resta poco tempo da vivere lo passerei Altrove: valigia, amici, macchina fotografica e giornate a camminare in mezzo a facce mai viste prima, marciapiedi mai calpestati, cieli ancora da annusare.

Pare che il desiderio incessante di viaggiare sia una malattia, la chiamano sindrome di Wanderlust.
Se davvero fosse così, sarei sicura di esserne affetta.

Non riesco a risalire esattamente al momento in cui l'ho contratta, ma probabilmente il virus, di quelli resistenti agli anni e alla vita, si è insinuato dentro una me bambina innamorata del paesaggio mutevole fuori dal finestrino durante i brevi tragitti città-campagna della domenica, o forse più tardi, quando in Agosto si svolgeva il rito infinito del viaggio verso Roma e una volta arrivati in Toscana, i cespugli di oleandri bianchi e rosa danzando nel vento ai bordi dell'autostrada, annunciavano che il mare era finalmente vicino.
Credo sia successo in quel contesto di restare vittima del fascino inusuale degli Autogrill, di sognare che da grande avrei voluto fare la casellante per stare sempre in mezzo a chi parte, a chi si muove, a chi macina chilometri verso chissà dove.

Poi, più avanti, le cose sono peggiorate: avere una delle tue migliori amiche a ottocento chilometri da casa è un'ottima scusa per passare interminabili giornate su un treno pieno di gente. C'era chi ti offriva un panino ripieno di pomodori secchi e melanzane, i ragazzi che tornavano a casa per le vacanze, le famiglie cariche di bagagli come se fosse un trasloco che attraversa lo Stivale.
I treni sono la mia dimensione. Vanno alla velocità giusta per fare amicizia, dormire, ascoltare musica guardando fuori dal finestrino, mangiare per ingannare l'attesa dell'arrivo, fare le parole crociate, leggere un libro. I treni vanno sufficientemente piano per farti conoscere qualcuno, forse anche per innamorarti e per immaginare cosa nasconde lo sconosciuto che ti siede di fronte, com'è la sua vita, dove starà andando. Le vecchie stazioni sono covi di sogni e storie dimenticate.
Credo che nulla come il viaggio lento sui binari mi abbia insegnato ad osservare e anche a vivere nell'attesa della continua partenza.

Ai viaggi verso i pini marittimi e le case dalle facciate color zucca, ai cieli di Roma, piano piano si sono andati aggiungendo altri cieli, altri biglietti, altre facce.
Ci sono stati periodi felici della mia vita in cui appena potevo compravo un biglietto e appena tornata a casa pensavo già a un nuovo viaggio.

Qualche giorno fa, valigia preparata con mia grande sorpresa - questo è l'unico aspetto legato al viaggiare che detesto con tutta me stessa!- in pochissimo tempo e biglietto low cost comprato con sei mesi di anticipo, mi sono fatta un bel regalo: un viaggio con una delle mie migliori amiche.
Erano anni che non viaggiavamo insieme, da sole.
Così è stato tutto un riscoprire la complicità che ti lega a qualcuno, soprattutto a qualcuno con cui hai condiviso pezzi di strada così importanti come è accaduto a noi negli anni.
La nostra amicizia, nata sui banchi di scuola, si è cresciuta proprio viaggiando: vacanze, Erasmus, esperienze di lavoro all'estero. Credo che niente come la condivisione di un angolo nuovo di mondo possa consolidare il rapporto tra due persone. Ed ecco che una situazione poco agevole come quella di dover prendere macchina, treno, autobus e aereo prima di arrivare a destinazione, diventa non solo piacevole, ma addirittura un viaggio nel viaggio.
Ecco che le risate, i commenti sugli sconosciuti, scovare una panetteria in una città che non si conosce, gli aneddoti che riaffiorano nell'attesa di partire, il privilegio di potersi capire senza nemmeno parlarsi, diventato da soli motivo di felicità.

Forse iniziamo il viaggio molto prima di salire su un mezzo che ci porterà a destinazione, forse dentro di noi già accorciamo distanze più grandi dei chilometri che percorreremo nel giro di qualche ora.
Questo è stato per me, qualche giorno fa, il motivo per cui sorridere: un viaggio nel viaggio.



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