sabato 18 febbraio 2017

Giorno diciotto:torta di carote e caffè americano.

Ognuno di noi colleziona nella propria preziosa raccolta di ricordi privati, un oggetto, un profumo, un sapore in grado di riportarlo in un solo istante indietro nel tempo, proprio come la famosa Madeleine di Proust.

Per me la torta di carote ha questo magico potere.

Così succede che mentre passo un pomeriggio di confidenze e risate con una cara amica, decido di ordinare una bella fetta di questo dolce e un caffè americano. Ebbene sì, perché io, da italiana piuttosto atipica quale sono, amo anche quello. 
Forse è solo una reazione ai tanti viaggi all'estero o al fatto che quando ti succede di vivere fuori da qui per qualche anno, non solo ti ci abitui, ma addirittura arrivi ad apprezzarlo. Questo miracolo accade quando smetti di ricercare in lui un' imitazione o un sostituto dell'espresso. Credo che in fondo questo sia il segreto per amare non solo il caffè americano, ma anche una persona nuova che arriva nella nostra vita, un lavoro diverso, un luogo dove non eravamo ancora stati: smettere di cercare in lui un surrogato di ciò che abbiamo perso.
La torta di carote, dolcissima, ma meravigliosa si sposa bene con un caffè amaro lungo e caldo. Ma la sua versione migliore, quella che ricordo con commozione, è quella accompagnata da un gin tonic.
Sì, avete capito bene: torta di carote e gin tonic, la merenda del sabato pomeriggio d'inverno nella mia Madrid.

Ogni forchettata che sa di glassa, uva passa e carote porta con sé il colore blu del cielo su Malasaña, mi restituisce il rumore dei vicoli traboccanti di passi, il freddo tra la folla della Gran Vía, i pomeriggi al Lolina Vintage quando tutto era ancora nuovo, vergine, da scoprire e da vivere.
Nel mio anno a Madrid, il mio regno del tutto è possibile, ogni angolo mi regalava l'entusiasmo di un pacco ancora da scartare e così, oggi, a distanza di quattro anni, quell'ininterrotta scarica di vita non smette di percorrermi tutte le volte che torno a pensare a quei giorni.
Ci sono luoghi che sanno di casa dal primo istante in cui ci arrivi, ci sono strade che ti abbracciano come fossi un figlio nato su quei marciapiedi e la sensazione di appartenenza che alcuni posti ti trasmettono, così, forte ed istantanea è qualcosa di inspiegabile ed ammaliante.
Ancora oggi so che un giorno tornerò, perché sento -e non so spiegarmelo- fortemente di appartenere a quei saliscendi che non ti aspetti, perché il suono di quella lingua che non è la mia, mi fa vibrare come nessun'altra musica, perché le notti che non finiscono mai mettono allegria anche quando sei a casa a godertele dietro i vetri, perché il silenzio sacro che lascia spazio alla vita che si accende sulla Calle Mayor, tra i tavolini della Mallorquina, alle sette di un lunedì mattina qualsiasi è quanto di più luminoso si possa immaginare. 
Perché è bastato il profumo di una torta alle carote per restituirmi la me migliore che tra le vie di Madrid ho incontrato per la prima volta.




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