sabato 4 febbraio 2017

Giorno quattro: il primo sole.

Giorno quattro: il primo sole.

Siamo erroneamente abituati a credere che la felicità abbia a che fare con eventi straordinari, la rincorriamo illusi che quando arriverà tutta la nostra vita si tingerà di rosa. Siamo certi che saremo felici solo "quando": avremo un bel lavoro, un compagno innamorato, più soldi e via dicendo. Leghiamo l'idea di felicità a qualcosa di esterno a noi, a qualcosa che deve arrivare. Invece credo che la felicità sia cosa da tutti i giorni, quella sottile luce che s'insinua nella normalità delle nostre vite quando stiamo facendo altro e che stia a noi scovarla tenendo gli occhi ben aperti per non perderne nemmeno un grammo.

Non sto dicendo nulla di nuovo, lo so bene.

Questa riflessione arriva adesso perché ho passato tutta la mia giornata a casa -non per scelta, ovviamente-, ma per via della mia terza influenza nel giro di pochi mesi.
Non posso di certo dire che sia stata una giornata emozionante o piena di meraviglia: ho pulito, tossito senza tregua, lavorato, compilato le pagelle online. Eppure, questa mattina, dopo aver spalancato la finestra sull'ennesima giornata grigia me ne sono andata a bere il mio tè con la convinzione che qualcosa di bello lo avrei trovato. Infatti tornando in camera dopo poco, mi sono trovata di fronte alla sorpresa del primo timido sole dopo una settimana di nebbia e pioggia.

Si è trattato solo di un delicato fascio di luce che giocava a creare sagome sulla parete, era ancora pallido, incerto, ma mi è sembrato che portasse con sé qualcosa di straordinario.
Mi ero quasi dimenticata quanto fosse bella la luce di certe mattinate in cui non te l'aspetti, il sapore di qualcosa che sta per rinascere, la certezza dei nuovi inizi.


2 commenti:

  1. Uno de esos minutos, segundos de felicidad cotidianos ocurrió ayer cuando mi nieta de 4 añitos se emocionó tanto frente a la vista de las flores que me dio un beso en agradecimiento por estar ahí.

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