venerdì 14 aprile 2017

Giorno sessantanove: un' amicizia senza tempo.

In una Torino semi-deserta, in questo venerdì sera prefestivo, cammino come mio solito in anticipo, vero l' incontro con un carissimo amico che non vedo da tempo.
Le amicizie di lunga data sono uno dei tesori più preziosi, di quelli da custodire e proteggere dedicando loro dedizione a amore.
La nostra è nata sui banchi di scuola del liceo: una passione comune, quella per lo Spagnolo, una natura simile, quella di chi crede ancora nelle emozioni come radice dell'esistenza.
Lui è stato per me più di un semplice amico.
Prima di questo uno specchio nel quale vedermi riflessa, un sostenitore del mio estremismo sentimentale, una speranza nei momenti più neri.
Lui mi ha insegnato ad amare quello che sono oggi, quella che sono diventata, mi ha ispirata, è stato per me un maestro, prima che un amico, un modello, colui che ha gettato un seme nella mia anima che è rimasto assopito per anni, prima che iniziassi a vedere esplodere i primi germogli di quella che poi è diventata non solo una passione, ma uno dei motivi di gioia della mia vita: il mio lavoro.
Lui è stato il mio insegnante, prima che un amico.
Attraverso lunghissime lettere, prima, telefonate e gelati pomeridiani poi, ci siamo conosciuti anche fuori dall'aula, abbiamo condiviso film, ci siamo scambiati libri, abbiamo chiacchierato di viaggi, spettacoli teatrali, amore e delusioni.
Ed ecco che il rapporto di naturale e sana distanza che esiste tra maestro e alunno, piano piano si è andato dissolvendo per lasciare spazio ad un legame tra pari.
Credo fermamente nel valore dell'amicizia tra uomo e donna, così come in quello dell'amicizia tra persone di età diverse.
I quasi trent'anni che ci separano non sono mai stati un problema: al contrario, poter condividere pezzi di noi con chi forse ha già sperimentato, vissuto, assaggiato quel tuo stesso dolore o quello stesso entusiasmo scottante è meraviglioso, così come contribuire, nella nostra diversità, all'esperienza dell'altro, secondo il nostro punto di vista evidentemente differente.
Tra un paio di birre passa in fretta la serata.
Ceniamo su un tavolino all'aperto in uno dei vicoli del centro, ci confrontiamo, sperimentiamo lo stesso sgomento dinnanzi a dinamiche di vita che non comprendiamo, ci scambiamo consigli e ridiamo di gusto.
La notte si riempie poco a poco di persone, tra i tavoli dei bar e le panchine delle piazzette nascoste aleggia un'aria di quasi estate e la sensazione piacevole dell'essere in vacanza.
Dopo un abbraccio lungo e una promessa sulle scale delle metropolitana, rincaso leggera nella consapevolezza di essere una donna fortunata, molto più di quanto spesso credo.





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