sabato 22 aprile 2017

Giorno settantacinque: un biglietto verso me stessa.

Oggi è stato un sabato sprecato.
O quasi.

Mi ero ripromessa di stare a casa dove ho centinaia di arretrati che solitamente ignoro a favore di qualche programma più interessante.
A volte, nel fine settimana sento anche il desiderio e la necessità mentale -e fisica- di staccare davvero, di non prendere impegni, di passare anche del tempo senza far nulla o per meglio dire, di fare qualcosa, ma senza averci pensato prima.

La notte in bianco passata a rigirarmi  nel letto per via di un doloroso mal di denti mi ha lasciata uno straccio e oggi non ho praticamente combinato nulla.
Ma una cosa bella, davvero bella, è successa anche tra le mura di casa, anche senza bisogno di muovermi: ho comprato il biglietto per Pamplona, punto di partenza del mio cammino di Luglio.
L'idea di aver mosso il primo vero passo verso questo progetto che da tempo accarezzavo dentro di me, mi emoziona da morire!
Finalmente vedo concretizzarsi un desiderio che inseguivo da anni e so benissimo che se, per mille motivi, non sono riuscita a farlo prima, è perché dovevo farlo esattamente adesso.
Le cose accadono sempre nel momento in cui devono accadere.
Che spesso non ne capiamo il senso, è un altro discorso,
Ma se mi guardo indietro, oggi, potrei spiegare il perché di tante esperienze vissute o non vissute in quel preciso periodo della mia vita.

Con questa certezza, mi abbandono fiduciosa verso il mio Viaggio, cercando di non avere aspettative, ma con la speranza che sarà un cammino verso me stessa, un percorso di coerenza verso quello che davvero sono.
Perché il vero problema, una volta che hai capito chi sei, è imparare ad abbracciarlo quell'essere così unico e meraviglioso, nella totalità delle sue imperfezioni e della sua bellezza.

Quando penso a me, a quello che sono e a quello che ero, ma soprattutto a quello che vorrei arrivare ad essere, mi sembra di assomigliare al mio guardaroba: pieno zeppo, straripante di abiti, accessori e capi interessanti con una storia e una personalità, tanti vestiti che nemmeno so di avere.
E questo è il punto: non essere consapevoli di quello che si è, di quello che si ha, significa non poter aderire a se stessi, non poter avere un'immagine coerente e completa di noi.

Proprio come succede ai miei capi: sono tanti, potrebbero esserci miliardi di combinazioni legate da un fil rouge, così tante da creare un stile davvero mio.
Ma raramente, davvero raramente, ho la sensazione che si abbinino bene tra di loro, è come se mancasse una coerenza interna, una melodia di sottofondo, come un'orchestra dove ogni musicista fosse molto bravo con il suo strumento, ma non fosse bravo a suonare insieme agli altri.
Come se quelle cose belle che ho imparato a riconoscere, ancora andassero ognuna per conto proprio, come se mancasse ancora un elemento che possa tenerle insieme.

Sento che manca unità, anche se finalmente, inizio a vederle le mie ricchezze.

Ecco, questo vorrei che rappresentasse questo viaggio: un cammino fatto di silenzio e conoscenza, un'occasione per specchiarmi realmente nella me che sono e che voglio diventare, una possibilità per combinare tra loro colori e forme, fino a raggiungere la mia armonia perfetta.






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