venerdì 7 aprile 2017

Giorno sessantaquattro: un bottino felice.

Oggi è venerdì e già questo basterebbe per essere felici.
Non esiste un giorno migliore, l'ho già detto e lo ripeto.

Di venerdì ogni cosa diventa più lieve.

Oggi, poi, ho anche altre ragioni per sorridere.
Esco da scuola: il cielo è azzurro pieno, come colorato da una mano di pastelli a cera.
Invece di tornarmene a casa, allora, decido di prolungare la giornata e di godermi il primo pomeriggio di luce infinita da quando è cambiata l'ora.

Cammino sorridente, senza alcuna fretta, verso il centro.
La sensazione di libertà che provo nel passeggiare senza una vera e propria meta è incredibile.
Tutto il mio corpo, i miei occhi, tutta me stessa, sono immersi nell'esercizio di contemplazione della vita intorno a me: un passante sorride al cellulare leggendo un messaggio - lo invidio- , una donna appoggiata al muretto di una piazza sfoglia un libro, tre giovani amici seduti a bere un bicchiere di vino bianco, una signora con un impermeabile leggero e un cagnolino bianco in attesa del semaforo rosso.

Cammino leggera, nella pienezza della sola compagnia di me stessa.

Ogni incontro è una piccola scintilla d'ispirazione che scatena miliardi di ipotesi, un incrociarsi casuale di vite possibili e di storie da inventare.
Mi concedo un cono caramello e nocciola, continuo la mia esplorazione della città che mi sembra di non conoscere mai abbastanza.
Musicisti di strada, botteghe artigianali, i primi piedi nudi nei sandali (con annessi corpi nordici).
Molti turisti con la mappa della città in mano si guardano intorno sorpresi da tanta inattesa bellezza.
Una signora mi ferma per chiedere informazioni.
Ormai sazia di tanta vita mi infilo in una libreria per riprender fiato, sperando di trovare nel silenzioso girovagare tra gli scaffali, qualche volume che catturi la mia attenzione: ho un meraviglioso regalo ancora da spendere e non vedo l'ora di trasformare questa piccola carta di plastica rossa e bianca in libri da odorare, sfogliare, leggere.
La tappa è fruttuosa: esco con ben quattro volumi in borsa e tanta voglia di andarmene a casa e iniziare subito a leggerli.
Se non avessi dei gatti che mi aspettano per riempirgli la ciotola, probabilmente mi fermerei su qualche panchina verde, approfittando della luce che ancora resta per sbirciare tra le pagine.
Ma si è fatto tardi.

Scendo tra le viscere della terra, nella mia amata metropolitana per far rientro.
Nel vagone nessuno si accorge che è venerdì, forse.
Tutti sono intenti a scorrere le pagine con il dito sullo schermo dello smartphone.

Tutti tranne una bambina che guarda fuori dal finestrino e una bambina, che ormai, pare sia grande, che stringe nelle sua borsa di tela il bottino di un venerdì pomeriggio felice.








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