L'ora legale è per me fonte di grande fastidio, ma la luce che sembra non avere alcuna intenzione di spegnarsi nel nero notte di qualche settimana fa, mi mette addosso una gran voglia di vivere.
Detesto l'ora legale perché mi ruba un'ora di sonno e perché anche se solo per qualche giorno, mi pare di avere sulle spalle tutta la fatica del mondo.
In realtà, però, non c'è niente che mi piaccia di più delle giornate interminabili che ci regala.
Oggi, poi, ce ne siamo andati in gita.
Un piccolo viaggio fuori porta, a dire il vero, un'esperienza bella di immersione nella natura in campagna, a poche ore dalla città. Tra ciliegi in fiore -nota di bellezza che ogni anno mi lascia incantata- e poiane che mangiavano dalle nostre mani nascoste in un guantone enorme, vitellini che a stento si reggevano sulle zampe e gelato fatto da noi, sorrisi sdentati sotto il primo sole davvero caldo dell'anno e canzoni sul pullman di ritorno verso casa, si sono fatte le sette.
Mi avvio stanca, ma leggera attraverso il parco.
Le sponde del Po oggi si sono popolate di ciclisti e corridori, papà con passeggini, coppie di anziani.
L'aria sa della perfezione delle cose nuove. All'angolo un fricchettone a petto nudo e piedi scalzi studia la mappa delle piste ciclabili delle città.
La luce di fine Marzo, così come quella di inizio Ottobre, è la più bella che ci sia: morbida pennellata sulle cose, sui volti, carezza lieve che addolcisce ogni asprezza.
Me ne torno a casa stanca, ma innamorata.
Proprio adesso che sto iniziando a disinnamorarmi della persona sbagliata, ritorno ad innamorarmi della mia vita. Curioso come a volte le cose siano, in realtà, l'esatto opposto di ciò che pensiamo.
Ero convinta che se lui mi avesse amata, mi sarei amata di più.
Invece no, funziona esattamente al contrario: appena smetti di rincorrere chi non ti apprezza, ricominci ad apprezzarti e ad apprezzare la meraviglia delle piccole cose, quelle che lentamente avevi smesso di notare, di fiutare, di scorgere intorno a te.
È un processo lento, dall'interno all'esterno, parte da dentro te stesso quando arriva la Consapevolezza e si muove, viaggia, verso il fuori.
Dov'era finita la luce di tutta questa bellezza?
Io l'avevo persa, insieme alla me che non voglio più essere.
E così mi lascio andare, m'immergo nel flusso che mi scorre intorno: dall'estero, stavolta, verso l'interno.
Mi ubriaco delle facce degli sconosciuti dentro le macchine ferme al semaforo: un ragazzo tatuato sorride parlando al telefono, una bionda cinquantenne si controlla il trucco allo specchietto, un anziano con il cane, in attesa di attraversare, mi sorride mentre lascio che il suo cane mi annusi la mano che gli ho appena teso per fare amicizia.
Al primo piano di un condominio basso un tizio vestito di bianco tinteggia la ringhiera del suo balcone, sotto un gruppo di messicani allegri si soffermano davanti alla vetrina dell'ottico commentando i prezzi degli occhiali di marca, dal benzinaio, intanto, una ragazza dai capelli lunghi sta facendo rifornimento: ha dei grossi occhiali da sole e un paio di scarpe rosse.
Non so dire esattamente cosa ci sia di straordinario in tutto questo, so solo che il quadro vivo di cui mi sento far parte, come se un pittore fiammingo ne avesse dipinto ogni minuscolo dettaglio, cambia la sua forma ad ogni istante riempiendomi di vita.
Da fuori a dentro, stavolta la corrente passa dall'estero fino dentro me.
Forse, in realtà, sono solo i miei occhi che tornano a vedere, naturale conseguenza di un cambiamento interno, di un atteggiamento differente.
Esterno ed interno che si intrecciano influenzandosi continuamente, costante scambio di segnali, messaggi, emozioni, forme e colori che mi possiedono espandendo la mia anima.
Vite incrociate, sconosciute che mi percorrono come scossa elettrica, vita che esplode, Aprile di sogni alle porte, di sogni rinnovati.
Da dentro a fuori.
O forse, viceversa.
Nessun commento:
Posta un commento