lunedì 6 marzo 2017

Giorno trentaquattro: metti una sera a teatro.

Peggio di un lunedì può esserci solo un lunedì difficile, più difficile del solito, intendo.

Oggi è stato una di quelli.

Dopo un accenno di mattinata luminosa ha ripreso a piovigginare e questo ha inciso sul mio umore già nero di per sé, per via degli strascichi della domenica.

Sogni fastidiosi, risvegli confusi, parole e immagini che arrivano da lontano e che sarebbe stato meglio non ricevere.
Ci sono momenti delle vita in cui tutto sembra confluire verso la rovina, come se improvvisamente si smettesse di vedere quello che di buono c'è intorno a noi. E inutili sono tutti gli sforzi che facciamo, inutile indossare un paio di occhiali rosa per cambiare punto di vista, inutile credere a ciò che gli amici ti dicono. Ci sei solo tu e il tuo essere scivolata nel buio. Ti dicono che ti rialzerai, che tanto tutto passa e che il tempo cura e più te lo dicono e meno vuoi sentirtelo dire, perché ti pare che tutto sia messo lì per sminuire l'autenticità del tuo star male.
E allora quello che avrei voluto oggi sarebbe stato starmene a casa con il mio dolore, sedermici accanto, abbraccialo. Stare lì in sua compagnia, inutile negarlo. Stare lì senza parole, senza volti, senza maschere da indossare, senza spiegazioni da dare, senza sorrisi di circostanza.

Invece è arrivato il teatro a salvarmi.

Il teatro è faticoso, me lo ripeto ogni lunedì sera quando con la giornata sulle spalle mi immergo in questo mondo strano nel quale sono finita quasi per caso.
Il teatro è faticoso, ti scava dentro, ti spoglia. Ti mette davanti a te stesso, senza scuse.
Ma ti salva.
Anche quando non sai farlo, anche quando ti senti ridicolo, nudo, fuori luogo.

Erano anni che ci volevo provare e poi, come spesso accade si rimanda, fino a quando un giorno, se una cosa deve arrivare, arriva.
Stavo navigando alla ricerca di tutt'altro quando dal nulla mi spunta la pubblicità di una scuola di teatro che, non so ancora spiegarmi il perché, mi incuriosisce, mi chiama. Così faccio un giro sulla pagina web e chiacchierando qualche sera dopo con un amico, scopro che conosce un ragazzo che frequenta esattamente quella scuola. Ovviamente lo prendo un po' come un segno e mi decido a contattarlo per chiedergli un parere sulla scuola: il risultato è che dopo pochi giorni mi iscrivo.

Questo luogo sa di magia, era qualcosa che già avevo intuito prima di metterci piede e di cui ho conferma la sera della presentazione dei corsi. C'è un piccolo cortile interno con un po' di verde dove posso lasciare la mia bici, una bella scala, è un luogo che sa di casa più che di scuola. Ma soprattutto c'è un mucchio di gente, ognuno con le proprie aspettative: chi pieno di timori, che spavaldo, chi timido, chi sfacciato. Ci sono quelli che si credono già attori, quelli che accarezzano il sogno di diventarlo, quelli che sono lì per caso. Poi ci sono io, che mi vergogno come una matta, ma che sono lì e che sono felice di averlo fatto, dopo tutto questo tempo.

Da quella sera sono passati quasi sei mesi.
Incredibile come un'avventura nata per caso possa cambiarti, emozionante come un gruppo di persone così diverse tra di loro per storie, età, ambizioni possa trasformarsi in un accogliente famiglia improvvisata.
E così anche se il teatro è faticoso, anche se tu non ti senti affatto portata per stare sotto ai riflettori, mano che mai su un palco, perché a te non è mai piaciuto essere notata, anzi, meno ti vedono e meglio stai, questa sera il teatro mi ha salvata da un amaro pomeriggio di lacrime.

E per questo voglio essergli riconoscente.

                                         
                                        https://www.youtube.com/watch?v=RnBl6JC6QNU

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