domenica 5 marzo 2017

Giorno trentatré: un caffè rivelatore.

Giorno trentatré.
Questo numero riveste una particolare importanza nella mia vita: mi segue e si presenta sempre durante momenti cruciali della mia vita.

Trentatré il numero civico di casa durante il mio anno a Malaga, quando attraversando tra i vicoli stretti delle case dei pescatori arrivavo in spiaggia in tre minuti e mezzo. C'erano il profumo dei gerani ai balconi e i colori degli azulejos sui muri delle casette basse, l'odore del sugo fresco dalle cucine, le signore tostate dal sole sedute sulla porta a chiacchierare.
Trentatré, la mia età nel mio anno a Madrid, l'anno in cui ho conosciuto me stessa per la prima volta.
Trentatré, tre e tre: due cifre simmetriche, uguali, che si rispecchiano, due cifre gemelle.
Il numero che trovo ovunque quando cammino per strada e alzo gli occhi verso una vetrina, quando guardo l'orologio, una targa, quando apro una pagina a caso, quando ho un posto prenotato su un treno.
Pare che il trentatré, per la numerologia, sia il numero dell'amore incondizionato. Questo un po' mi spaventa, mi ci ritrovo e a tratti vorrei che non fosse così.

Oggi, giorno trentatré, è stata davvero una giornata stramba.

Sarà che ieri notte ho dormito poco e male, sarà che queste prime avvisaglie di primavera luminosa che poi declina in un pomeriggio uggioso, per poi riaccendersi più tardi mi tolgono energia, o forse sarà che avrei avuto voglia di essere ovunque, tranne che dove sono adesso. Non so bene il perché, ma la sola cosa di cui avevo bisogno oggi erano un abbraccio che non è arrivato e un caffè rivelatore.
Quando sto vivendo momenti di particolare crisi e confusione ci sono alcuni luoghi dove amo tornare, come in una sorta di privato pellegrinaggio laico.
Una tappa obbligata della mia personale lista dei luoghi del cuore, è un minuscolo bar dove servono centinaia di caffè provenienti da tutto il mondo, un vero tempio del piacere per gli amanti della nera bevanda. A me del caffè piace più l'aroma che il sapore, per questo, come spesso commento con mia sorella, a volte mi preparo una caffettiera per riempire di rassicurante profumo la casa e poi nemmeno me lo bevo.
Ma nel mio minuscolo luogo del cuore, prendere il caffè è davvero un rituale irrinunciabile perché oltre a essere squisito mi perdo affascinata nell'osservazione della fauna locale seduta ai pochi tavolini che hanno come sfondo una fiorita carta da parati stile Inghilterra vittoriana. Ma la vera particolarità del luogo è che solo qui, sul fondo di ogni tazzina trovi scritto un numero che ha un messaggio da darti. Gli stessi numeri sono riportati su un cartellone, accanto alla porta d'ingresso. Per sapere cosa il destino vuole svelarti basta andare alla ricerca del numero che ti è capitato.

Sorrido, perché nella mia testa oggi c'era una persona che vorrei non passeggiasse più tra i miei pensieri. Il numero che mi è uscito è sempre lo stesso, il trentuno, fratello lontano del trentatré.
Così mi lamento scherzando con il simpatico proprietario che in tutta risposta mi estrae dalle tazzine pulite una nuova tazzina, con un nuovo numero, il settantuno: "Non tenere le sensazioni degli altri in ostaggio, scappano appena possono".
Penso che davvero a volte accadano cose strane, che ci mancava il settantuno a complicare tutto, a dare conferme che vanno guardate in faccia. Penso che il giorno trentatré, oltre a lasciarmi incantare dal gioco dei numeri, oltre a ricevere messaggi singolari dal caso, avrei bisogno di un segno che mi chiarisse dove sto andando, di qualcosa che mi dicesse che sto percorrendo la strada giusta.

Perché a volte, la vita, davvero è un gioco e io voglio continuare a giocare, fino a trovare il mio numero vincente.






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