domenica 12 marzo 2017

Giorno quaranta: con la testa tra le nuvole (pesci nel cielo).

Seguendo la logica del sabato del villaggio di cui, come già detto in altre occasioni,  mi sento portavoce, non so se sia più difficile il lunedì, quando tutto ricomincia faticosamente, o la domenica, il giorno in cui ancora ci si gode un po' di respiro, ma con l'idea fissa che dopo poco la festa sarà finita. Un po' come un carcerato che sa di dover rientrare in cella a breve, dopo una piacevole ora d'aria.
E non importa se il lavoro che fai lo ami, non importa che tutto sommato non sia così male la tua settimana.
La sola cosa che è sempre uguale, praticamente per tutti, è che la domenica è il preludio del ritorno alla fatica.
La domenica è fatta per riposarsi, io invece, solitamente, faccio sempre migliaia di cose e raramente ricomincio la settimana fresca come una rosa.

Oggi pomeriggio, rientrando verso casa in treno, mi perdevo in queste considerazioni superflue mentre innamorata della luce di marzo osservavo lo spettacolo fuori dal finestrino.
Sereno, con qualche rara nuvola a spasso per il cielo.
Pensavo alla mia fortissima attrazione per le nuvole e per tutto quello che sanno nascondere, o mostrarci, a secondo di quanto il nostro occhio sia attento.
Pensavo alle nuvole che passano veloci sulla mia testa quando sono distesa sulla sabbia e a volte, aprendo un occhio, quasi per errore, le vedo viaggiare trasportate dallo stesso vento che fa suonare le onde nel loro costante e ipnotico concerto di schiuma.
Poi pensavo alle nuvole di Madrid che raramente si affacciano su quel cielo blu di porcellana, ma che quando lo fanno sono come pennellate di bianco gonfio venute a incorniciare una tela già perfetta.

E pensavo alle forme che le nuvole nascondono.
Alle volte non sono altro che cumuli informi, matasse di grigio aggrovigliato, ma altre volte possono davvero sembrare volti, uccelli, conigli, fiori o poesie.
Le nuvole raccontano storie che solo chi ha voglia di guardare, con lo sguardo sorpreso e curioso, può percepire.

Io una volta, ad esempio, ho incontrato una nuvole che era un pesce.
Big fish, così l'ho chiamata ed era così incredibile che ho voluto fotografarla, per non perderne il ricordo.

Forse, allora, anche il nuovo lunedì che sta per iniziare può nascondere qualcosa di magico se solo fossi capace di andare oltre all'apparenza, se provassi a cercare un qualche significato nascosto all'insegna dello stupore, ricordando di tenere gli occhi spalancati sulla bellezza.
Proprio come quando nelle nuvole cerco la forma di qualcosa.

             









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