sabato 18 marzo 2017

Giorno quarantacinque: Marte e Venere.

Venerdì diciassette, duemiladiciassette.
A voler essere scaramantici bisognerebbe restare chiusi in casa.
Invece io, che sì credo nella magia, ma non nella sfortuna, questo Venerdì me lo voglio bere tutto d'un fiato. 

Fuori l'aria profuma di Marzo, in giardino trovo una coccinella e il vento leggero che accarezza l'acqua del fiume sa di bellezza assoluta. 
Alle cinque attraverso la passerella con la migliore sensazione di libertà, quella del Venerdì pomeriggio, quella del suono dell'ultima campanella della settimana. 
Arrivo a casa, mi concedo un caffè sul divano e butto via le tensioni e la stanchezza accumulata.

Mi aspetta una serata con un Amico che non vedo da tempo. 
Le amicizie tra uomo e donna sono qualcosa di prezioso e raro. 
Parlo di amicizie vere, non di quelle situazioni ambigue che per praticità definiamo amicizie. 

Senza fretta mi sposto verso il ristorante dove abbiamo appuntamento e intanto torno a innamorarmi della mia città, così come spesso succede durante le lunghe camminate improvvisate tra le sue strade.
Le sere di primavera, soprattutto, ma anche nelle notti d'estate che non finiscono mai o nel silenzio delle piogge invernali. 
Ogni strada, ogni angolo, ogni marciapiedi ha una storia da raccontare a chi sa tenere gli occhi ben aperti.
M'imbatto casualmente in un cuore rosso per terra e sorrido, come ogni volta che uno dei mie amati segni arriva dal nulla a parlarmi. 
Un uomo a una finestra accesa fuma una sigaretta, un cane abbaia guardando invidioso gli amici rincorrersi sulla piazza, il suono di un pianoforte arriva da qualche piano alto. 
La mia città è bellissima, anche quando non me lo ricordo e spesso succede che quasi indispettita, me lo faccia notare nei modi più diversi: ammiccandomi dalle sue piazzette nascoste, splendendo sui tavoli di qualche nuovo dehors, seducendomi con le sue retrovie deserte. 
C'è un cuoco intento nel suo lavoro, lo scorgo dalla vetrata di un ristorante mai notato prima. Bello nei suoi tratti regolari, con un accenno di barba scura e gli occhi bassi, concentrati su qualcosa che sta mescolando. Una ragazza all'angolo si guarda intorno alla ricerca della targa con il nome della via, controlla sullo smartphone e riparte nel suo cappotto grigio. Il balcone sopra la sua testa è pieno di vasi di fiori gialli. Supero una coppia di mezz'età che parla a bassa voce commentando qualcosa e mi trovo quasi a destinazione.
La serata inizia a finisce con un abbraccio, quasi una parentesi che si apre e si chiude a contenere parole, risate e scambi di opinioni. 
Avere un amico uomo ti fa capire come si possa essere così diversi eppure così vicini nel modo di sentire, di affondare e di rinascere. L'amore, i timori, i commenti superficiali sui passanti, la birra e la bellezza di una serata qualunque. Profondità e leggerezza, due facce della stessa medaglia. Basta poco per farmi sentire di nuovo bene. Bastano certe parole e anche e soprattutto certi silenzi che sanno di comprensione, di capacità di ascoltare. 
Ringrazio il caso, che anche questa volta, mi ha fatto incontrare una persona importante. Succede anni fa, grazie a una fotografia. 
Succede, per fortuna, che a volte anche Marte e Venere si possano incontrare, seppur con le loro differenze, seppure nel loro essere lontani. 
Venerdì diciassette che sa di fortuna: la fortuna di una donna che brinda con leggerezza alla bellezza e alla pienezza dell'amicizia con un uomo.








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