Il giovedì è il giorno più faticoso.
Oltre a situarsi verso la fine della settimana e per questo motivo a portare con sé tutta la stanchezza accumulata, è anche il più duro a livello lavorativo.
Passare otto ore consecutive a scuola, per quanto ami il mio lavoro, è sfiancante.
Lo so, tutti lavorano otto ore al giorno, ma otto ore a scuola, vi assicuro, sono come otto ore con la testa in un frullatore che non smette di girare per un solo istante.
Tuttavia il cielo lieve della pausa pranzo e la consueta passeggiata rigenerante lungo il fiume mi restituiscono la forza per sopravvivere al pomeriggio interminabile.
Uscita dal lavoro cammino senza fretta verso casa. Sorrido nello scorgere i primi fiori colorati che sembrano essere esplosi nella notte, senza preavviso, quasi di nascosto.
Tra poche ore mi attende la salvifica lezione di yoga, quella pausa di quasi due ore dal mondo che va di fretta, quella parentesi di sacra sospensione da ogni cosa che attendo tutta la settimana.
Poi, però, lo so già, tornerò a casa verso le dieci affamata come un asceta digiuno da mesi e non troverò nulla di pronto e questo mi getterà nello sconforto.
Ebbene sì: come ogni giovedì sera!
Nella lista ridicola dei miei buoni propositi, trionfa da circa un anno la voce "lasciare in frigo qualcosa di pronto per il giovedì sera".
Ma come tutti i buoni propositi che si rispettino, rimarrà tale in eterno senza vedersi mai una realizzato sul piano della realtà.
Anche stasera la storia si ripete e come quasi sempre, mi arrendo a quello che ormai ho chiamato "il mantra del giovedì sera" ovvero pizza e zeppola.
C'è vicino a casa una delle migliori pizzerie della città, non sono la sola a sostenerlo. Teoricamente questa dovrebbe essere una fortuna, lo è un po' di meno quando sviluppi una sorta di dipendenza dalla quale non riesci a uscire.
Ecco che in sere come questa, il mantra, ossia la ripetizione infinita di qualcosa, torna a manifestarsi: passo dalla pizzeria, ordino il solito, corro a casa con l'acquolina in bocca assaporando già i profumi e i sapori che fuggono dal cartone verso di me.
Entro facendo attenzione che nulla mi cada dalle mani, poso il tutto sul tavolo, riempio velocemente la ciotola dei gatti per distrarli dal contenuto del cartone fumante e mi siedo felice nell'eterna ripetizione del mio mantra preferito.
In fondo anche il ripetersi di un rituale è una pratica che si carica di sacralità, soprattutto quando profuma di buono come nel mio giovedì sera.
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