mercoledì 1 marzo 2017

Giorno ventisette: il profumo del bucato degli altri.

Esiste uno strambo dogma esistenziale per cui il bucato degli altri risulterà sempre più profumato del tuo.

Da un po' di tempo penso spesso a questo fatto. Esattamente da quel giorno in cui stendendo i miei vestiti appena usciti dalla lavatrice, mi sono ricordata del profumo del bucato di mia mamma e mi sono chiesta come mai il mio non profumasse praticamente di nulla al confronto.

E ci raccontiamo che è per via degli anni di esperienza, per il diverso ammorbidente, per il detersivo di qualità superiore.
Invece no, sono tutte scusa.
La dura realtà è che il bucato degli altri, soprattutto quello delle nostre madri, profumerà sempre di più del nostro, un po' come quella storia dell'erba del vicino che è sempre più verde.
Non che sia per me motivo di profonda frustrazione, eppure mi incuriosisce e mi affascina questo piccolo mistero casalingo.

Mi è tornato alla mente questo assunto perché oggi il cielo è blu come una federa blu stesa per bene, liscio come quando le mollette tirano alla perfezione in modo tale che non dovrai stirare nulla e la mia amica ha fatto il bucato.
Il suo profuma come non mai.
Mi confronto con lei e con grande sorpresa scopro che non sono solo io a pensarlo, ma anche lei e così la nostra amica.

Forse siamo semplicemente destinate a percepire il bucato degli altri come più fresco, più profumato, più perfetto.

Per sopperire alla mancanza di risposte esistenziali che questa annosa questione del bucato ha sollevato in noi, decidiamo di dedicare il pomeriggio di primavera anticipata a una passeggiata al parco e goderci non curanti di tutto i colori del risveglio, gli alberi che sembrano già percorsi da un guizzo di vita nuova, le donne e i papà coi passeggini, le anziane con il giornale sulle panchine.

Devota alla fede nelle piccole cose, cammino immersa nella meraviglia di una giornata qualunque, una perfetta giornata di normalità ripensando che tutto sommato, anche il mio bucato profuma quanto basta.


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