lunedì 20 marzo 2017

Giorno quarantotto: l'importanza del coro.

Venti Marzo.

Equinozio di primavera.

Giornata della felicità, così l'hanno chiamata, secondo la moda recente di festeggiare ogni cosa.
In realtà, in questo caso specifico, potrei anche ritenerla un'idea interessante.
Mi sono comprata una borsa gialla.
Ho banalmente bisogno di luce e di calore, così come ogni anno di questi tempi.
Con l'arrivo della bella stagione anche il mio guardaroba cambia faccia: il mio corpo sente forte l'esigenza di illuminarsi, di alleggerirsi non solo nei tessuti, ma anche nei colori che diventano più lievi, accordandosi con quelli delle prime gemme e del verde nuovo che riempie le strade.

Leggerezza, quella che dovremmo coltivare come un dono.

Stasera a teatro abbiamo iniziato a provare per lo spettacolo di fine anno.
Non mi sono iscritta a questo corso con l'ambizione di un'attrice mancata, anche perché mi conosco e so che la dimensione del mettersi in mostra non è la mia, ma solo perché era qualcosa che da tempo mi chiamava.
Così, essere arrivata fino qui, seguendo un percorso faticoso e che scava in profondità, è per me l'epilogo migliore.
Lo spettacolo potrebbe anche non esistere.
So che non per tutti è così, so che ognuno ha le proprie aspettative ed è mosso da desideri diversi.
Ed ogni desiderio è sacro, va rispettato e compreso.
Ma mentre iniziavamo a imbastire lo spettacolo sul palco ho pensato che ero fiera di dove sono arrivata e non per un personale desiderio esibizionistico, al contrario, per far parte di qualcosa di comune che condivido con altre persone fino a qualche mese fa sconosciute.
Il senso di gruppo si forma con il tempo, è delicato, va curato facendo attenzione a non urtarlo, soprattuto nei suoi primi momenti di vita.
Ognuno di noi apporta alla dimensione collettiva il suo preziosissimo contributo che si declina nella diversità che caratterizzerà il gruppo stesso.
Ecco, io credo che il senso di un lavoro come quello teatrale risieda di per sé nel gruppo più che nel ruolo interpretato dal singolo attore.
Questo pensiero mi ha attraversata mentre andava in scena la prima vera prova del nostro spettacolo: i personaggi principali sembrano essere due, ma in realtà, così come nella tragedia greca, il coro svolge un ruolo centrale, ossia quello di accompagnare, sostenere e dialogare con i due protagonisti.

Allora, forse, sarebbe bello provare per un attimo a staccarsi dalla nostra umana e naturale tendenza a metterci al centro di tutto per cogliere invece la bellezza della dimensione condivisa, la forza di qualcosa di comune che trova in sé il senso di esistere.
Stasera ho avuto come l'impressione che fossimo parte di qualcosa di più grande, un qualcosa che funziona solo se può contare su tutti i suoi singoli elementi senza che nessuno spicchi sull'altro, un po' come in un' orchestra dove la melodia funziona solo quando gli strumenti lavorano all'unisono.

Credo che esistano pochi sentimenti così belli come il senso di appartenenza e questo è il mio motivo di felicità, oggi.







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