martedì 7 marzo 2017

Giorno trentacinque: sporcarsi le mani.

Sono giorni di fatica, questi. Ma nell'immenso sforzo di riaffiorare, cerco di tenere gli occhi ben aperti, spalancati, alla ricerca della bellezza per tornare a galla.

Stamattina la luce che mi ha svegliata era quella delle giornate ventose di Marzo.
Il vento è uno degli elementi in cui mi sento meglio.
Nel vento puoi abbandonarti e lasciarti trasportare, magari arrivare anche lontano da dove pensavi di andare. Puoi semplicemente affidarti e muoverti verso qualcosa che ancora non conosci. Oppure puoi giocare, senza opporti, senza il timore di apparire ridicolo e farti spettinare, lasciare che ti sollevi la gonna, che ti metta sottosopra i pensieri mischiandoli come carte in disordine.

Il cielo delle giornate di vento profuma di azzurro chiaro.
E oggi di quell'azzurro ne avevo un disperato bisogno. Così me lo sono bevuto tutto d'un fiato mentre abbiamo passato un'incredibile ora di lezione all'aperto, per essere più precisi: in serra.
A scuola abbiamo la fortuna di avere un meraviglioso giardino vista fiume, una serra e un piccolissimo orto dove portiamo i bimbi per avvicinarci alla natura e insegnare loro che le cipolle, il rosmarino e il basilico non nascono sugli scaffali dei supermercati o che la lavanda che profuma i loro armadi non cresce già impacchettata in piccoli sacchetti di stoffa. Per farlo indossiamo gli stivali di gomma quando piove o ci sporchiamo le mani di terra come oggi.

Toccare la terra è un gesto coraggioso.
Ci vuole incoscienza, di quella sana e anche fiducia per affondare le mani dentro quella misteriosa massa scura e fresca. Ci puoi trovare di tutto dentro: vermi, semi, fili d'erba, piccolissimo insetti o anche uova di lumaca, minuscole, trasparenti e opache.
A toccare la terra non siamo più abituati.
Abbiamo molta più confidenza con lo schermo dello smartphone o con la plastica della tastiera del pc. All'inizio può essere davvero strano. Eppure via via che le mani affondano nel mistero di qualcosa di così primitivo, puro e semplice, iniziamo a stare bene, a prenderci gusto, sentiamo che il legame con qualcosa che inspiegabilmente conosciamo, torna a riempirci.
Un bimbo oggi mi diceva che gli faceva schifo e a fine lezione non riuscivo a convincerlo che era ora di tornare in classe, perché le mani non le voleva più tirare fuori da lì.

Toccare la terra, riappropriarsi di una sensazione atavica di appartenenza, sporcarsi le mani.
Sporcarsi le mani è importante, questo ho imparato oggi e me lo sono portato dentro fino ad ora questo pensiero.
Quante volte evitiamo di esporci, di esprimere una sensazione o un pensiero per paura di mostrare davvero chi siamo, per evitare di prendere su di noi la responsabilità di essere quello che siamo? Troppe volte ho taciuto, ho ingoiato pensieri per timore di non essere compresa, apprezzata, amata.
Da oggi voglio recuperare il coraggio di essere pienamente chi sono, senza pensare che le mani debbano a tutti i costi restare pulite e lisce per poter essere strette da quelle di qualcun altro.
Da oggi voglio tornare a sentire la vita che esplode dentro la terra, sporcando, forse, ma anche salvando, soprattutto salvandomi, restituendomi a ciò che sono, senza paura del giudizio degli altri.

Da oggi voglio tornare a sporcarmi le mani, in un cielo profumato di azzurro.



                                         
                                       https://www.youtube.com/watch?v=fvfy8q7teU0



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